Mani in tasca e testa tra le nuvole.
No. Non è così che ci si racconta su un diario di bordo. Ricominciamo da capo, senza barriere. Senza fantasia.
Così ho fatto. Ho buttato giù il muro e ho iniziato a scrivere il mio diario di bordo.
Il mio dolce naufragar
Episodio I
[Diario di bordo] 24 dicembre 20xx
Mani e piedi ghiacciati, non perché siamo a dicembre, il 24 dicembre. Non ha importanza che anno sia, ma cosa stiamo per fare. Ha a che vedere con la Parte I del film che è stata la mia vita. Ho scritto la parola “FINE” di martedì. Sarebbe troppo doloroso per me raccontare quanto sia stato complicato zittire l’ululato del passato, quindi non chiedermelo, perché non lo farò. Non me la sento di riaffondare la lama nelle cicatrici che hanno lasciato segni più evidenti di un taglio vero e proprio. Quegli squarci mi seguiranno in eterno, lo so.
Mi daranno il tormento finché campo. Saranno il mio dolce naufragar finché avrò respiro.
Non cambierà mai niente, dicevo. E invece è cambiato tutto. Quando dico tutto intendo proprio tutto, fidanzato, casa, lavoro, città, regione. Mi sono buttata a capofitto sulla mia rivoluzione sentimentale e professionale come quando ti lanci nel vuoto senza paracadute. Non sai come andrà a finire, ma con il tempo impari che gli inizi sono più importanti dei finali. Gli inizi hanno il potere di cancellare e di fare piazza pulita, perché raccontano una verità che è sempre rimasta chiusa in uno scrigno impolverato. È quella polvere lì a farti dire che non c’è più tempo da perdere, che è arrivato il momento di soffiarla via.
Mentre la nave si allontanava dalla costa e i confini diventavano sempre di più contorni impercettibili, i pensieri continuavano a girarmi nella testa come i panni dell’ultima lavatrice. Questa è l’ultima lavatrice che faccio qui. In un certo senso devo dire grazie a quella “lavatrice” che ha sconvolto e stravolto completamente la mia esistenza e i miei piani. Col senno di poi, forse, avrei impostato una centrifuga meno aggressiva, ma come diceva il nonno della persona più importante della mia vita, Doveva andare così.
Doveva andare così, come? Ti starai chiedendo.
Come un disegno nato per caso, da una matita che ha perso la punta un sacco di volte, ma non si è mai arresa. Tempera oggi, tempera domani, è arrivato il momento di diventare penna e di mettersi a scrivere al presente, sul serio. Scrivere sul serio significava che un bel giorno le mie storie, nel bene e nel male, non sarebbero più state quelle dei miei libri, ma la mia vera storia.
Fine Episodio I
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Ciao, grazie per aver letto questo post. Sono Marina, curo l’identità verbale dei liberi professionisti e scrivo testi per siti web. Insieme tracciamo la vera rotta della tua strategia di comunicazione, per imparare a riconoscere la tua verità espressiva e a raccontarti con successo nell’oceano digitale.
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