Abbiamo tutti un elefante da spostare o un’aragosta (blu) da cercare… ~ Rivelazioni

Abbiamo tutti un elefante da spostare, ovvero, un ostacolo che ci impedisce di credere in noi stessi e di andare avanti dritti per la nostra strada. Il segreto è non voltarsi. La scrittura fa parte della mia vita oltre che della mia professione da più di dieci anni ormai. È stato ed è faticoso farsi strada, lo ammetto, ma le imprese difficili non mi spaventano. Per questo in diverse situazioni della mia vita mi sono ispirata a un proverbio indiano che conserva il suo fascino e una grande verità: dobbiamo essere coraggiosi timonieri delle nostre imprese lavorative e personali e guadare oltre, quando ci sembra di non trovare una soluzione. Io l’ho fatto con le parole, le mie più fedeli alleate, che mi hanno accompagnato sempre, non solo durante la stesura dei miei romanzi e nel mio lavoro di copywriter.

Senza un foglio da riempire e senza la tastiera mi sentirei una nave fuori dal porto in balia di una tempesta

Certo, se non avessi fatto la gavetta nell’editoria, non avrei avuto modo di imparare a gestire un testo dall’inizio alla fine, dalla sintassi al contenuto. Non sarei mai stata capace, oggi, di creare qualcosa di veramente mio e di scrivere una pagina nuova della mia storia professionale. Capisco bene cosa significa avere paura di pubblicare un qualsiasi pensiero, perché ogni volta che decidiamo di scrivere qualcosa ci sottoponiamo al giudizio (spesso spietato) del lettore. Ho imparato a convivere anche con questa faccia della medaglia. Come per tutte le professioni, anche per quella del copywriter, esistono i pro e contro. Comunicare scrivendo è qualcosa in più di tutto per me, quindi anche se i sacrifici superano di gran lunga le soddisfazioni, non mollo.

Non mollate! Perseverate! Spostate il vostro elefante e liberatevi della zavorra, questo è un consiglio che mi sento di darvi

La perseveranza è un altro valore che ho interiorizzato soprattutto scrivendo il mio ultimo lavoro letterario. Se dovessi dare un titolo alla pazienza, sarebbe senza ombra di dubbio quello del mio ultimo romanzo, Blu aragosta. Non pensavo di uscirne viva, ma alla fine ce l’ho fatta, a spostare l’elefante. Chi l’ha letto sa che cosa intendo dire. Per chi non l’ha ancora letto, invece, sappiate che per stanare l’Aragosta Blu bisogna essere impavidi e sprezzanti del pericolo. Per capirci: una specie di Indiana Jones degli abissi che approda nell’Isola che non c’è, alla folle e disperata ricerca di un posto nel mondo e dell’assassino del Giallo della scogliera. Accipicchiolina, se ripenso a quanto tempo ci è voluto, prima di scrivere la parola FINE…     

Il mio elefante

Sono sempre stata una creativa. La fantasia mi ha sempre salvata da un’infanzia non proprio da Mulino Bianco. Non è stato semplice studiare con il pensiero costante di non essere mai all’altezza. Era sempre tutto così ingiusto e difficile. Perché gli altri e io no. Perché?! Quando tornavo da scuola, mi chiudevo nella mia cameretta, prendevo il diario che nascondevo puntualmente nell’armadio e scrivevo. Scrivevo che un giorno le cose sarebbero cambiate, che avrei fatto di tutto per cambiarle, per renderle migliori. Ho fatto l’impossibile per credere che esistesse un destino diverso, lontano da quei muri grigi sgretolati e da quei portici infiniti in cui era vietato giocare al pallone.

Come avrei potuto abbandonare l’unico appiglio che mi avrebbe portata via da lì, a viaggiare in lungo e in largo tra le righe dei miei scritti, ascoltando il richiamo del mio amato mare, i cui abissi somigliavano in modo imbarazzante ai miei e alla mia anima tormentata. Profonde e cristalline sono così le emozioni che mi legano al mare, nonostante le mie radici abbiano dovuto posarsi altrove, lontano, molto lontano dal luogo in cui avrei voluto. Se avessi potuto ribellarmi al mio dolce naufragar!

Ogni tanto mi fermo a pensare, ed è un gran casino. Me lo dico sempre di non aprire il cassetto dei ricordi in cui sono custodite sensazioni lisce e ruvide, come la lontananza, l’abbandono e l’assenza. E puntualmente cosa faccio secondo voi? Lo riapro.

Senza queste ferite, sento che non avrei vissuto tanto intensamente la mia connessione con le parole e con le piccole imprese. I miei errori e il mio dover sempre rincorrere sono stati la spinta, il preludio della mia rinascita. Devo tutta la mia sensibilità alle difficoltà, che ho trasformato in punto di forza e in opportunità. Ci è voluto un po’ di tempo, un tempo in cui sono rimasta appesa a un filo rosso e tagliente come un foglio di carta.

Sapete cosa vi dico? Avrei voluto che quel filo fosse blu. Blu come l’inchiostro e blu come l’aragosta rara e lucente che cammina silenziosa nei fondali incontaminati dell’Isola degli Elefanti. L’isola in cui ho ambientato il mio romanzo, che sento mia come la mia terra d’origine e come la mia voce, che ha sempre combattuto con la paura di fare troppo rumore con le mie scelte. Se credete in quello che state facendo, un giorno vi sentirete diversi, più forti e più fiduciosi. Mettetevi sempre al primo posto. Non permettete a nessuno di farvi ombra con i giudizi o con i pregiudizi.

Se per purissimo caso decidi di aggiungere il mio libro alle tue letture estive… ti do un assaggio

Con MAREIOS sto scrivendo un nuovo vero capitolo della mia storia professionale e spero di aiutarvi a fare lo stesso, a ricominciare come hanno fatto Pino Marino e Matteo Rubino, i protagonisti di Blu Aragosta, che oltre a essere un giallo un po’ bizzarro (capirete perché), è anche una storia di riscatto, di rane, di gatti ghiotti di latte di mandorla, di aragoste blu e di elefanti da spostare

Vuoi sbrogliare la matassa e perderti nel labirinto dell’Isola che non c’è…?

Buona Lettura e buona estate.

Portami con te! 🐘🏖️📘🔍

(quando avrai finito di leggerlo, non odiarmi, se puoi!)

Ci vediamo a settembre, cara realtà intrepida (senza elefante ;-)!

Ciao, grazie per aver letto questo post.

Sono Marina, curo l’identità verbale dei liberi professionisti e scrivo testi per siti web.

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