Equilibrio e parole: quanto sei raccontabile?

Non si contano le volte in cui mi è capitato di perdere l’equilibrio. È complicato spiegare cos’abbia provato. Ogni situazione è un episodio a sé in una storia d’impresa raccontabile e leggibile. Nonostante lavori a stretto contatto con le parole è difficile snidare quelle giuste, che spiegano le sensazioni di determinati istanti permeanti e significativi, in cui hai vinto, perso e sei rimasto in bilico. È qui, nell’intensità emotiva, nelle imperfezioni e nella vulnerabilità, che si gioca l’efficacia della narrazione di una realtà professionale e di vita.

Equilibrio

Snidare, nel suo significato arcaico, è il termine perfetto per ciò che intendo dire. Le parole si annidano nei concetti e snidano emozioni remote. Solo ad un certo punto avvertono la necessità di lasciare il loro rifugio in modo assolutamente spontaneo. È un attimo che scivoli giù, nella confusione, ma quando impari a farle tue scatta la magia. È come se imparassi a planare e a osservare te stesso e le situazioni che ti riguardano, dall’alto. È vero che: “La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare” (Lorenzo Cherubini). Quando decidi di raccontarti, succede esattamente questo: ti liberi dalle tue paure e di quel senso di precarietà che ti tiene saldo a quei rami intrecciati quasi mai per caso.

La verità espressiva è il punto di equilibrio

Equilibrio e instabilità si alternano nelle storie di successo. So bene quanto siano in grado di stupire le parole, tramite alti e bassi, perché le parole sono il filo su cui cammino ogni giorno. A chi mi domanda perché abbia deciso di lavorare con le percezioni narrative, rispondo che le parole mettono ordine, indicano una direzione che altrimenti non troveresti. Le parole sono il punto di equilibrio di un’identità verbale ispirante. Il linguaggio ha un’anima che scrive destini affascinanti nascosti nell’ombra. Le realtà professionali custodiscono sogni in gusci fragili solo all’apparenza. Basta prendere in mano un foglio per iniziare a trasformare un progetto in realtà attraverso le parole giuste.

Non farò contenti molti liberi professionisti con quello che sto per scrivere, ma ciò che mi incoraggia a farlo è l’esperienza. Raccontarsi non è per tutti. Dipende da quanti ostacoli ti porti dietro e dentro e soprattutto da quale messaggio vive e sopravvive nella tua valigia di intenzioni, vissuti e ricordi.

Quanto sei raccontabile? Te lo sei mai chiesto?

Prima di imbarcarti nel tuo racconto, pensa a chi potresti fare innamorare della tua impresa e a come hai superato le difficoltà. Scatta un’istantanea della tua vita. Metti bene a fuoco il tuo itinerario irto di scogli e alte maree da cui sei uscito migliore:

  • Insicurezze
  • Valori
  • Sentimenti
  • Motivazioni

Aprirsi non significa entrare nella sfera privata, bensì coinvolgere e avvolgere la tua nicchia nell’atmosfera emozionale. Chi ti legge vuole trovare in te barlumi distanti dalla semplice curiosità di sapere che sfuma in un attimo. Per emozionare devi mostrarti senza dire. È una questione di equilibrio tra mistero, tensione e soluzioni inaspettate.

Mi sento di darti questo consiglio: se non riesci a dirlo, prova a scriverlo con parole tue. Se ancora non ci sei riuscito, riprova altre mille volte. I pensieri hanno bisogno di navigare rocambolescamente nel buio e di scorgere un faro che li metta in luce, prima di prendere il largo. In quel buio si accenderanno i barlumi di una storia senza tempo, la tua.

Ciao, grazie per aver letto questo post.

Sono Marina, curo l’identità verbale dei liberi professionisti.

Scrivo testi per te e con te.

Insieme tracciamo la vera rotta della tua strategia di comunicazione, per imparare a riconoscere la tua straordirarietà e a raccontarti con successo nell’oceano digitale.

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